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Ricordo di Jean-Pierre Filippini

È venuto a mancare poco tempo fa un grande amico della nostra Livorno, lo studioso francese Jean-Pierre Filippini. A questo importante storico, docente all’Università della Sorbona a Parigi, dobbiamo infatti numerosissimi contributi di approfondimento della storia cittadina, di cui ha indagato con particolare attenzione gli aspetti e i meccanismi economico-commerciali dal diciassettesimo al diciannovesimo secolo e, con questi, l’apporto – testimoniato da tanti documenti  – della Comunità ebraica livornese. Riviste, opere miscellanee, atti di convegni hanno ospitato, dagli anni Settanta ai Novanta, i suoi contributi sull’economia del mondo mediterraneo, e in qualche modo riassuntiva di tanti anni di studi su Livorno  – iniziati con una lontana tesi di dottorato alla Sorbona  – è stata l’opera in tre volumi “Il porto di Livorno e la Toscana, 1676-1814”, pubblicata dalle Edizioni Scientifiche Italiane nel 1998. I suoi accurati interventi hanno sempre costituito una fonte inesauribile di sollecitazione per ulteriori ricerche ed approfondimenti da parte degli studiosi nella storia così unica e particolare di Livorno e del suo porto.
Ci manca purtroppo lo studio cui lavorava negli ultimi anni, quando motivi familiari e poi di salute gli hanno impedito di tornare negli archivi e nelle biblioteche della nostra città, di cui è sempre stato naturalmente assiduo frequentatore e grande amico, non mancando ogni anno – generalmente nel periodo delle vacanze estive  – di trascorrervi lunghe ore di consultazione e di studio. Così come è stato amico di storici come Furio Diaz, Cesare Ciano, Carlo Mangio, Paolo Castignoli, indimenticabile direttore dell’Archivio di Stato di Livorno, e affabile nel dialogo costruttivo con tanti studiosi italiani e stranieri.
Se posso permettermi un ricordo personale, ripenso a quante volte entrando al lavoro, in Archivio di Stato, lo trovavo in sala studio già di prima mattina – viaggiava ogni giorno da Pistoia, città di origine della moglie, ove risiedeva quando era in Italia  – davanti a tre o quattro ‘filze’ di documenti che l’amico direttore Paolo Castignoli gli aveva premurosamente e personalmente portato dal magazzino! Era il momento dei saluti, dello scambio di notizie e di battute. Ricordo il suo sorriso gentile e quel suo parlare in italiano – peraltro perfetto – ma con un’inflessione francese e una particolare cadenza che rendevano il discorso quasi musicale e che con i colleghi archivisti – lo confesso – ci divertivamo ad imitare…
A Jean-Pierre, dunque, va il nostro ricordo e la gratitudine per aver arricchito, con la competenza rigorosa dello studioso e la passione civile del cittadino, la conoscenza e la storia della città di Livorno.

per l’Associazione Livornese di Storia, Lettere e Arti

La vicepresidente
Maria Lia Papi